Udine – Istituto Bearzi

Prima visualizzazione dati centralina al Bearzi, 8 novembre 2017

Creare consapevolezza nei più giovani, fornendogli dati reali e conoscenze concrete: è questa la base del progetto “GENKI (Global Environment Network, Knowledge and Involvement) – Dal dato alla consapevolezza”, avviato all’inizio del 2018 e che oggi mostra i propri risultati. Tra i suoi protagonisti ci sono stati anche gli studenti della Scuola Secondaria di I Grado dell’Istituto Salesiano “G. Bearzi”, di Udine, insieme agli altri partner: Legambiente FVG, l’Associazione Allergie e Pneumopatie Infantili (ALPI) e la EUROTECH s.p.a. di Amaro. 

I ragazzi hanno così lavorato sull’analisi dell’aria nel capoluogo friulano, riportando il risultato della loro ricerca nello studio “L’aria intorno a noi: analisi qualitativa e quantitativa della qualità dell’aria” in collaborazione tra l’Istituto e l’Udine Science Center. Il lavoro finale si è rivelato un utilissimo dossier, soprattutto per gli stessi che ci hanno lavorato ma anche per la cittadinanza che avrà modo di visionarlo, sugli effetti degli inquinanti atmosferici presenti nell’ossigeno che inaliamo quotidianamente. Un vero progetto scientifico la cui funzione pedagogica sarà altrettanto centrale, in un epoca sempre più densa di falsità pseudo-accademiche.

Partendo dalla definizione di aria, ossia una miscela gassosa formata da otto gas principali con concentrazione stabile (tranne quella dell’anidride carbonica, CO2), gli studenti hanno individuato i gas in tracce con concentrazione variabile, in base a stagione e a fattori biologici ed antropici. La composizione volumetrica dell’aria è ben più complessa della sola presenza di azoto e ossigeno come solitamente saremmo portati a pensare.  

In questo vasto schema chimico, si inseriscono anche i cosiddetti “inquinanti atmosferici”, ossia Sostanze che alterano la normale composizione chimica dell’aria con conseguenze: sulla salute dell’uomo e sull’ambiente. Se ne contano nove: PM 10; PM 2,5; ozono (O3); monossido di carbonio (CO); biossido di carbonio (CO2); biossido di zolfo (SO2); ossido di azoto (NO); biossido di azoto (NO2) e solfuro di idrogeno (H2S). 

Presentazione del progetto, 17 gennaio 2018

Per ognuno di queste sostanze, i ragazzi ne hanno registrato i dati di presenza nel corso del tempo e comparati fra loro. In particolare quelli relativi al particolato atmosferico (PM), ossia l’insieme di tutte le particelle di tipo solido o liquido disperse nell’atmosfera. Dalle dimensioni pressoché minuscole, calcolabili in pochi micrometri (rispettivamente 10 μm per il PM 10 e 2,5 μm per il PM 2,5), questi elementi vanno tenuti tenuti sotto particolare controllo in quanto possono penetrare in profondità nell’apparato respiratorio e, attraverso i polmoni, anche nel sistema cardiocircolatorio. Con sé possono portare sostanze altamente nocive per la salute umana, come arsenico, nichel, cadmio e piombo.

Le analisi svolte dal 1° al 23 aprile 2018 hanno comunque evidenziato che le concentrazioni di PM 10 e PM 2,5 – in quel range di tempo – non hanno mai nemmeno sfiorato i limiti media annuali, né tantomeno i limiti non superabili per più di 35 giorni. Rilevante è stato invece il confronto della concentrazione di PM 10 in inverno e in primavera, in cui per un lungo periodo ha dominato un profondo divario e soprattutto nella seconda stagione si sono registrati i picchi più alti.  

Il resto del lavoro è proseguito nell’analisi delle diverse componenti già citate.